La dignità delle brutte cose

Scatola di cartoline vecchie

Uno degli aspetti affascinanti del nostro lavoro è che non si smette mai di conoscere e incontrare persone con il quale condividere la nostra ricerca e la nostra estetica. Spesso scopriamo realtà folli, completamente folli, talmente folli da iniziare una collaborazione! Tra questi c’è “Cartoleena”, account instagram di Lorenzo Marchionni che da un paio di anni prende in esame le cartoline “brutte” in modo serio. Talmente serio da analizzarle come se fossero opere d’arte vere e proprie, creando così uno stile unico e personale che eleva l’estetica del brutto a un vero e proprio movimento artistico. Fotografi anonimi diventano i nuovi Ansel Adams.
Non abbiamo resistito e gli abbiamo chiesto di analizzare 4 posacenere del nostro libro come se fossero cartoline…del resto le stesse immagini dei posacenere venivano utilizzate anche per cartoline e altri souvenir.

Di seguito la sua scelta e la sua attenta analisi.
Buona lettura e subito dopo collegatevi a instagram!

Riviera Ligure

Posacenere Riviera Ligure

Nell’operazione di mettere in esubero l’indecifrabile confronto tra opposti, una retta topologica divide l’immagine in due parti, sfruttando la figuratività della linea d’orizzonte. Il mare e il cielo, da sempre portatori di grande emotività espressiva, si fanno attori di un contesto che vorrebbe configurarli come “neutri”. Le chiazze di materia in primo piano, che si presume rappresentino due figure umane, navigano soavemente in un fluido teorico: si pongono, nell’atto di confondersi, a ridefinire le basi concettuali di un amore altrimenti stereotipato.

Vesuvio

Posacenere Vesuvio

Mai nessuno, in questo modo, penso sia riuscito, prima d’ora, ad instaurare un sì viscerale rapporto con la sua stessa produzione artistica. Chiamerei quest’opera (nel vano tentativo di comprenderla maggiormente) un “autoritratto di escrescenze”, per esaltare a pieno registro l’intento esplosivo di chi, come l’artista in questione, ha avuto il coraggio di mettere in discussione la propria corporeità, per rileggersi nella sua operazione. Un boato assordante ci immaginiamo metta in moto l’impeto interiore di questa manifestazione: come il Vesuvio si appresta ad esplodere, così l’artista si costringe ad esprimere, tramite il supporto dell’immagine, le manifestazioni interne di una forza finora sempre repressa.

Villa Taranto

Posacenere Villa Taranto

L’aporia generata dal testo visivo considerato mi pare porti ad una brillante rielaborazione di un tema molto caro al campo di indagine della matematica. Il tema del limite, inteso come avvicinamento metodico ad un ente indefinito che non è mai possibile raggiungere, si configura, in questa immagine, attraverso varie ma velate comunicazioni. Un supporto quasi tondo ingabbia un elemento figurativo, la fontana, quasi centrandola al suo interno; la tipografia, che riporta la sua provenienza, dista quasi equamente, in tutti i suoi punti, dalla circonferenza del supporto. Perché tutti questi “quasi”? È chiaro: solo in questo modo si esaurisce il senso stesso del concetto di aporia, zona dell’indecidibilità, problema irrisolvibile.

Siracusa

Posacenere Siracusa

Di varia natura sono i gradi della rappresentazione con cui siamo soliti costruire le nostre immagini sacre. In questo testo visivo incontriamo un’ambiguità rappresentativa che mi sembra ancora del tutto inesplorata, soprattutto se facessimo riferimento al contesto storico e artistico dell’arte moderna e contemporanea. Su più livelli si distribuiscono i formanti figurativi dell’opera che, semmai fosse ancora oggi utile parlare di “stili”, credo porti in grembo un’espressività velatamente riferita alla Pop art warholiana. Quello che sfugge alla logica terrena della razionalità mi sembra si manifesti ai margini della figura sacra: bianche nubi, nell’atto di presentarsi, si apprestano a condensarsi repentinamente nel circoscrivere l’immagine della vergine, per donarle massima e rispettosa magnificenza.