Il progetto
testo a cura di Teresa Serra
Gli oggetti ci sopravviveranno. Le cose – nel senso più materico e tangibile – hanno un tempo diverso da quello umano, molte di loro c’erano prima di noi e molte ci saranno anche dopo.
E questo può essere considerato uno dei fattori che favorisce la creazione dei forti legami – affettivi, economici, sociali – che, da sempre, contraddistinguono la vita delle cose. L’attribuzione di un valore che va oltre all’oggetto in sé, trasformandolo e caricandolo di significato.
Ogni individuo ha – in maniera diversa e con diversa intensità – un legame con gli oggetti, con alcuni oggetti.
99objects, progetto artistico e editoriale del duo bolognese PetriPaselli, affonda le sue radici in questo legame atavico, irrazionale e più che mai contemporaneo. Collezionare oggetti, raccoglierli e dar loro una collocazione fisica oltreché affettiva è un’attività che ha radici lontane nel tempo, tanto quanto è lontana l’origine dell’uomo. Un’attività che si definisce attraverso precise caratteristiche che la distinguono dall’accumulo patologico, e che contiene in sé la tensione all’immortalità. Novantanove è quasi cento. Un eterno quasi che si rifiuta categoricamente di diventare un mai: l’oggetto nuovo, trovato, scelto non è mai l’ultimo, ma averlo avvicina chi lo cercava a un’utopica completezza. Proprio per questo le 99 pubblicazioni (veri e propri libri d’arte) che, negli anni, sono in previsione di uscita simboleggiano la doppia e contraddittoria pulsione del desiderio, continuamente in bilico tra l’infinito e il completo.
Ogni numero, dedicato a una collezione specifica, è una piccola enciclopedia fotografica e visiva che mira – attraverso l’attenta selezione estetica degli artisti – a diventare esattamente quello che per un collezionista è l’oggetto tanto cercato e finalmente trovato. Un esercito di portachiavi, trofei, posacenere, spille. L’esercito delle cose.
Decontestualizzati dai loro possibili usi, gli oggetti che si susseguono all’interno delle pagine si potenziano l’uno con l’altro, assumendo un’infinità di significati e facendo leva su connessioni personali e intime del soggetto che si trova a osservarli. Non servono a niente, perdono qualsiasi tipo di funzionalità proprio perché privati del loro contesto originario e parte di un nuovo e organizzato insieme. Diventano un ready-made, per entrare tuffandosi di testa all’interno delle categorie proprie dell’arte contemporanea, e proprio grazie alla defunzionalizzazione a cui sono sottoposti (prima dall’atto stesso del collezionista, poi di nuovo dall’inserimento all’interno del volume di PetriPaselli) si illuminano di luce nuova e ci parlano in maniera diversa.
L’operazione artistica di 99objects non si limita però al semplice ‘prelevamento’ e restituzione degli oggetti scelti: come già succede nella pratica del ready-made, insieme agli oggetti fotografati a grado zero, senza che vi sia quindi alcun intervento aggiuntivo, se ne trovano altri che hanno invece subìto un “aiuto”, che sono passati, per dirla diversamente, sotto le grinfie degli artisti – alle volte attraverso interventi grafici e concettuali, altre subendo modifiche fisiche, concrete, materiche.
Si tratta di una ricerca meticolosa che indaga il mondo parallelo del collezionismo, delle wunderkammer private, rivelandone aspetti per nulla scontati che, come quell’odore improvviso che coglie di sorpresa, ci riportano a qualche ricordo che credevamo dimenticato, ma che era invece solo sepolto dalla polvere del tempo.